Il Presepe Napoletano
Risale al 1475 il magnifico presepe di marmo nella chiesa di S Anna dei Lombardi ed è datata 1478 una rappresentazione allestita nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara con statue di legno scolpite da Pietro e Giovanni Alemanno. Per registrare una concezione del presepe vicina a quella moderna dobbiamo attendere il ‘600 con il Barocco. Nella scenografia entrarono elementi della quotidianità non necessariamente legati all’aspetto religioso; l’osteria, il mercato, la fontana, le case, gli ambienti rurali e mondani allargarono il contesto in cui avveniva il Sacro Evento. All’attività presepistica parteciparono i maggiori architetti – scenografi e scultori del tempo. Nel ‘700, in pieno Illuminismo, a Napoli la mistica Natività celebrava il senso più alto del Cristianesimo con la nascita di Gesù.
La rappresentazione realistica dei grandi autori come Sammartino, Viva, Celebrano e tanti altri, fanno del ‘700 il secolo d’oro del Presepe napoletano. Lo stesso re Carlo di Borbone con la regina ed altri nobili partecipava all’allestimento della scena presepiale e dei pastori, i quali venivano vestiti con sete provenienti da San Leucio. Il presepe allestito nelle chiese e nei conventi entrò nelle case private perdendo parte della religiosità a vantaggio di un aspetto più laico. Questo passaggio gradualmente assunse i contorni di una celebrazione della borghesia attraverso la riproduzione in scala ridotta degli ambienti, delle persone e della città stessa.
I “presepi laici” commissionati ad architetti – scenografi non furono appannaggio solo della nobiltà, ma anche e soprattutto della borghesia. Agli inizi del ‘700 la differenza tra queste due categorie rimase molto accentuata anche nella scelta dei pastori. Mentre la nobiltà rimaneva tradizionalmente legata ai vecchi schemi con teste di pastori scolpite e collocate su manichini articolabili, la borghesia si orientò verso pastori realizzati con teste in terracotta e poste su manichini in fil di ferro e stoppa con abiti si stoffa. Purtroppo la breve trattazione non ci consente di allargare il discorso ad altri aspetti.